Il Sonno dei Morenti

01.03.2012 18:26

Autore: Elmoamf

 

Le difficoltà in cui versa la ns epoca recente non sono poi così dissimili dalle difficoltà che le civiltà che ci hanno preceduto si sono trovate a dover affrontare.

La presente crisi del debito, la crisi di matrice finanziaria che sta agendo da potente meccanismo di strozzatura dell'economia reale, è nulla di più di una crisi dell'organizzazione sociale odierna, arrivata probabilmente alla sua soglia di maturazione, decadenza e consunzione.

Naturalmente, come in un qualsiasi e comune processo di decomposizione: dalla macerazione organica dei residui, degli scarti e del materiale in eccesso o inutilizzato, sarà possibile ricavare nuovi e nuovamente fertili elementi di rinascita e crescita socio-culturale.

Il riferimento esplicito al ciclo del compostaggio naturale non è casuale.

L'inerzia con la quale l'essere umanamente medio, appartenente generalmente all'emisfero economicamente industrializzato ed "evoluto", valuta lo scibile umano, genera un immediato ed altrettanto mediocremente inerte valore degli elementi che compongono la sua stessa società e realtà altrui.

Quell'inerzia che è immutabilmente alla base dell'inefficienza ed inefficacia dei cicli biologici naturali eterodiretti.

Tele concetto appare, a prima vista, volutamente criptico e scarsamente comprensibile.

Per quale motivo ?

Per il semplice motivo legato alla tendenza dell'uomo medio attuale a sofisticare ogni realtà vivente per renderla incomprensibile ai suoi stessi occhi.

In un mondo in cui è semplicemente impossibile comprendere la propria realtà (figuriamoci quella altrui), risultano automaticamente presenti in maggior numero i motivi per i quali è inutile e controproducente governarla.

I motivi per i quali risulta invariabilmente più conveniente lasciarla fluire e divenire senza esserne realmente partecipi o meglio senza esserne consapevolmente artefici e contemporaneamente succubi nell'evolversi dei suoi stessi eventi.

Eventi governati e diretti a quel punto da altri !

Altri che, diversamente dal pensiero comune, hanno scelto (e quindi preteso) di interpretare (e quindi stabilire) i vari livelli di realtà.

Il sonno dei morenti rappresenta questa decadenza.

La decadenza per la quale chi non ritiene l'opportunità motivo insufficiente di analisi della realtà moderna,

piega la stessa realtà ai suoi miseri interessi per reclamarne il guadagno.

Pertanto, nell'eventualità di non poter o riuscir a trarre vantaggio dalle varie situazioni contingenti, sposa e si aggrega a cause che ritiene funzionali alla propria gretta e meschina sopravvivenza.

La definizione appena accennata non vuole riferirsi al sacrosanto diritto di salvaguardia e difesa dell'essere umano (in ultima istanza) ma alla vile arroganza che tende ad animare ognuno di noi di fronte ad un "facile guadagno".

Posti di fronte ad un bivio ove la fama e la virtù rappresentano due percorsi distinti e separati, chi di noi sceglierebbe la seconda a scapito della prima ?

E questo perché ? Perché i termini esaminati difficilmente risulterebbero improntati su di una analisi critica o meglio di coscienza critica.

La capacità o l'incapacità di indagine interiore del proprio essere e al contempo la capacità o incapacità di rapportarsi ed immedesimarsi con il prossimo, generano una inevitabile ipocrisia nella valutazione dei fatti.

Un'ipocrisia inequivocabilmente basata sul vantaggio personale ed immediato. Sul mediato principio di democrazia unilaterale e unipolare, poiché frutto non del compromesso, del benessere comune, della lungimirante prospettiva ma figlio dell'interesse, del possesso e del vacuo ed insoddisfacente sentimento di potere.

Ciò che giace all'essenza del sentire umano, comunemente accettato, condiviso e (a torto o ragione) riconosciuto, è la sua indiscussa appartenenza alla sfera del ... ambiguo, ambivalente e "sempreverde" conformismo.

Il conformismo è quella piaga della "consuetudine sociale popolare ed abitudinaria" che tende ad accettare per inviolabili e dogmaticamente condivisi:

azioni, comportamenti, concetti e valori altrimenti discutibili e/o apprezzabili.

Lo sforzo intellettuale e fisico richiesto dalla scelta di mettersi in discussione, dalla volontà sincera di cedere il proprio vantaggio a favore di un vantaggio comune, dal tentativo e dall'impegno profuso nello svolgere un compito nell'interesse generale (premiato o meno dal successo realizzativo), dalla fiducia riposta nell'onestà e lealtà del prossimo, dalla disponibilità accordata gratuitamente, dalla speranza di incidere positivamente nel processo di creazione del proprio e altrui futuro ... tale sforzo è ritenuto eccessivamente oneroso e controproducente.

Da qui i giudizi impietosi di utopia concettuale, di astrazione ideologica, di teoria del qualunquismo irrazionale.

L'uomo non è pronto ad amare se stesso o almeno crede di non esserlo o di non esserne affatto capace.

Confonde spesso e volentieri il valore universale ed intrinseco dell'amore con l'effimero sentimento, emozionale e transitorio, delle passioni umane.

Le passioni umane sono una mera conseguenza delle pulsioni naturali ed istintive caratteristiche anche di ogni altro essere dotato di linfa vitale.

Solo la capacità di dominarle, comprenderle, plasmarle ed, in definitiva, dargli un essenza propria, originale e creativa fa dell'uomo un "primus super pares" tra tutte le specie viventi.

Nulla altrimenti vieterebbe di considerarci alla pari di un qualsiasi esponente faunesco o floreale se non addirittura a delle bestie mitologiche prive di senso, motivazione e giustificazione nel disegno cosmico, se non unicamente per la loro tragicomica funzione di esecutori escatologici.

In conclusione, la crisi della realtà attuale, la crisi sociale ed economica del nuovo secolo rappresenta una fase di transizione ...dal tramonto del pensiero liberale moderno (stantio e non più adeguato agli opportunismi di turno) all'alba di un nuovo ordine mondiale globalista.

Sta alla capacità di ognuno di noi far sì che ciò non si traduca in un ennesimo e coercitivo ciclo biologico eterodiretto.

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