L'arte del discutere

17.07.2012 00:23

Autore: Elmoamf

 
Mi rendo conto che è realmente arduo discutere!
 
Le vecchie generazioni non hanno intenzione di ascoltarti.
Come è giusto o forse naturale che sia...hanno trascorso il loro tempo e allora perché continuare inutilmente ad interrogarsi?
Le nuove generazioni, ugualmente, non hanno proprio intenzione di ascoltarti...semmai "faranno il contrario".
Come è giusto o forse naturale che sia...per sperimentare sulla propria pelle e fare la loro personale esperienza.
Ma la tua generazione allora dov'è.
Quella che si alza la mattina e pensa a come poter terminare il giorno cercando di sopravvivere.
E se ha una famiglia! Come far sopravvivere anch'essa.
I propri figli e/o nipoti.
Si perché la mia generazione compendre anche i già nonni come gli eterni adolescenti.
La mia generazione ha perso...avrebbe detto G.Gaber.
Purtroppo non è stata solo la sua a perdere.
L'intera generazione umana ha perso, condividendo l'inutile a scapito di ogni altra singola e fervida emozione.
L'inutile è la genesi di ogni attuale pittura esistente!
Quella pittura che ti porta ad osannare una vacua forma...irriverente e melmosa.
Spacciandola per arte...
Al di là di ogni concreta e profonda volontà di apprezzamento della "bellezza".
Non siamo in grado di apprezzare l'arte semplicemente perché non siamo in grado di apprezzare noi stessi ed il creato...
L'arte suprema e sublime per eccellenza.
Lei sì: aritmetica, algebrica, biologicamente ineccepibile!
L'arte sublime del creato!
Ce ne appropriamo ingiustamente, spavaldamente, arrogantemente.
Credendo di poterla fare ns...ma non siamo in grado.
E allora?
Retrocediamo su lidi più sicuri ma sufficientemente opportuni per continuare a spacciare la ns "profana" perfezione per quel falso ...mha!... eppur celestiale creato.
 
Mi rendo conto che è realmente arduo discutere!
Perché l'ascolto non è nelle ns corde vocali e siamo sempre troppo pronti od accorti nel ribattere...
Non lasciando il tempo od il fiato al ns interlocutore per esporre le sue idee.
Me ne rendo consapevole per certo essendo anch'io vittima di tal perfido meccanismo.
Un meccanismo che non giustifica l'atteggiamento...anche nel momento in cui si ritiene di essere più pronti nell'argomento.
Più padroni della materia o più attenti e sensibili alla di "LEI" problematica.
L'ascolto è essenziale nell'interloquire con il prossimo, fosse solo un'unica persona od una platea infinitesimale.
 
Non siamo padroni..ahimé..neanche dell'ascolto!
 
Interrompiamo il ns "alter ego" di turno.
Continuamente per affermare la ns realtà.
Il ns singolo, minoritario punto di vista.
Contemporaneamente...l'uditorio, a seconda dell'autorevolezza o dell'autorità di chi interviene o di chi si espone (...tra la folla belante)...
L'uditorio asseconda o stigmatizza questa o quella perla di genuina fattezza.
Senza pesarne la consistenza.
Senza esporre a sua volta la sostanzialità del proprio legittimo pensiero.
 
A quando, amici, un pensiero libero e fecondo?
Un pensiero che non chieda il permesso per essere espresso.
Un pensiero che si faccia forza della propria debolezza interiore.
Un pensiero che abbia l'autorevolezza della propria ammissione di inadeguatezza.
Un pensiero degno della propria personale limitatezza umana!
 
Non sono qui per fare l'apologia della sottomisione.
Dio me ne scampi.
Non è questo lo scopo di tale scritto.
 
Lo scopo primordiale è quello di porre di fronte alla loro coscienza le ns intime emozioni.
Troppo impegnate, ipnotizzate e dormienti rispetto alla necessaria introspezione.
Ci crogioliamo spesso nella ns sofferenza.
Nella altrui mancanza di comprensione...naturalmente e soprattutto nei ns confronti.
Come personale vittima sacrificale me ne rendo primo testimone.
Parimenti siamo volgarmente e colpevolemente deficitari nei ns esami di coscienza.
Mi chiedo, infatti, chi... prima di asserire od affermare... rifletta sul proprio modo di concepire la realtà...
E poi lo rapporti al modo di concepire la realtà del proprio interlocutore...?
Dalle esperienze dirette oserei tristemente dire: Nessuno!
 
Neanch'io che tento o mi ostino nel farlo ma evidentemente non vi riesco se tutti i miei interlocutori mi sono invariabilemente contro.
O forse dovrei far appello al mio buon Gesù... quando asseriva che nessuno è profeta in patria.
Io, purtroppo, non riesco ad essere neanche uno straccio di profeta.
E mi si perdoni la doppia negazione che celerebbe un'affermazione.
Neanche di quella potrei essere padrone!
Come nessuno potrebbe essere realmente padrone della realtà o dell'esistenza.
Perché eccessivamente imprigionato nelle sue catene: materiali e corporee!
 
Di qui l'anatema assai criptico che segue:
Solo colui che sarà in grado di affrontare per primo se stesso...sarà poi in grado realmente, potenzialmente ed essenzialmente di affrontare........tutto il resto!
 
 
 

 

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