L’isolamento dei numeri volutamente distorti.

27.12.2013 02:40

Autore: Elmoamf

 

Ho sprecato un po’ di tempo perdendomi nei meandri nella riflessione.

Spesso ci si perde a causa della solitudine.

Non tanto per il labirinto oscuro che involontariamente va creandosi a causa dei pensieri…!

Quanto per l’inconscio che è dinamico e tende quindi a sottrarsi spesso dal suo “originario” humus.

Che sia questa una colpa od un merito ha poca importanza.

Non è l’azione che determina l’evento quanto l’intenzione che ne diviene ahimé protagonista!

L’interesse o meglio la sostanza non giacciono nella loro morale decadente, di per se entrambe litanie stentoree, insapori e stantie.

Contrariamente, è nel terreno fertile ed irrequieto disegnato astrattamente dalle emozioni che emerge diversamente e preponderante tutta la realtà, nelle sue innumerevoli contraddizioni!

Un processo inevitabile, istintivo e naturale che non conosce sosta o remora alcuna.

Che non conosce possesso o genuflessione.

Che non conosce antitesi o preclusione, sintesi o discussione, analisi o definizione.

Un processo lineare.

Come lineare è l’accusa o la santificazione.

Come lineare è la tendenza all’assolutizzazione.

Un processo di assuefazione e pertanto di assoluzione!

Un processo, altresì, di perfezione… indefinita!

E’ incredibile, infatti, come ogni costruzione sintattica sembra essere sempre migliore della precedente, nella misura in cui ogni perfezionamento rappresenti o dimostri una superiorità della “tecnica” nella costruzione stessa della frase.

Nell’edificazione elaborata e sviluppata del pensiero.

E conseguenzialmente nell’edificazione semplice e (o) sofisticata della singola quanto plurima… parola scritta!

Nella costruzione fine a se stessa ma non per questo limitata…

Ne al suo fine ne all’oltre o all’essere che l’ha generata.

Semmai dal suo stesso fine spronata a raggiungerne un altro.

Un altro migliore ed accresciuto, uno scopo sempre più nuovo... perfettibile!

In una ricerca e rincorsa eterna ed eterea verso quella perfezione che, lungi dall’essere lo scopo dominante, rappresenti l’unico mezzo per il raggiungimento di quel fine senza limiti.

Quel fine che non ha fine e non ha un fine.

Quel fine che si evince o si esprime (nei termini occidentali) nel singolare “?”

Avrei dovuto fare lo scrittore!

Chissà? Forse mi sarei salvato da me stesso!

Nello scrivere si finisce col perdersi come se si perdesse l’attenzione.

Per le cose spesse e pesanti, per quelle cose difficili da digerire.

Coltivare il proprio essere è come coltivare una passione… presto appassisce per la mancanza di una necessaria, doverosa, essenziale ed amorevole cura.

Un commiato doveroso,

Elmoamf

 

Argomento: L’isolamento dei numeri volutamente distorti.

Nessun commento trovato.

Nuovo commento