Noi non siamo la ns generazione...!!!

02.05.2012 15:08

Autore: Elmoamf

 

"Possiamo raccontarlo ai figli senza alcun rimorso, ma la mia generazione ha perso" così cantava Giorgio Gaber nel brano "La razza in estinzione".
Agli inizi del secondo millennio per lui la via era già tracciata e fin troppo chiara.
Chiara per l'inconsistenza della società civile, tracciata per la sua stessa effimera esistenza.
Siamo pedine sacrificabili su di una scacchiera impersonale, bianca e nera.
 
Lao Tzu nel Tao Te Ching indicava i precetti e gli insegnamenti in grado di condurre l'esistenza sulla "Via" dell'equilibrio per eccellenza.
Quindi, verso una nuova prospettiva, una nuova forma priva di forma.
Un movimento razionale ed al tempo stesso istintivo, privo di movimento cosciente.
Un distacco dalla materia, un'astrazione dalla realtà.
Percepità come essenzialmente corporea e quindi schiava.
Schiava delle immediate reazioni, schiava dei sentimenti e delle emozioni.
Non perché emozioni e sentimenti rendessero effettivamente schiavi.
Semplicemente perché l'immediatezza della reazione riduceva tutto ad un assoluto inconsistente e pertanto estremamente labile.
 
Tale assunto, lo perdonerete, è frutto di umili e personali conlusioni.
La fragilità dell'esistenza è tale da rendere l'uomo fatalmente assoggettabile come uno servo accondiscendente.
 
Se il mio compito fosse stato quello di riassumere tali insegnamenti millenari in un "credo" di certo non avrei avuto motivo neanche di iniziarlo.
Tantomeno di tradurlo in lettere o parole comprensibili.
Giacché la consapevolezza è al di là della ns banale capacità di comprensione.
 
La filosofia di Lao Tzu è talmente astringente che nulla potrebbe riassumerla in "forma" spicciola.
 
Ciò che preme la mia anima, vittima della propria realizzazione, è la "necessità".
Necessità di mettere in luce, di evidenziare, di analizzare e riflettere.
Necessità!
 
Quanti ingenuamente vagano, quanti ingenuamente valutano, quanti ingenuamente vivono ?
Quanti ingenuamente, semplicempente, immediatamente esistono ?
Senza porsi domande (e forse ingenuamente sarebbe molto meglio!)
Senza darsi risposte (perché forse e giustamente sarebbero troppo difficili da accettare!)
 
Gaber, amaramente, parlava della sua generazione.
La generazione della classe intellettual...operaia a cavallo degli anni '60 e '70 del 1900.
Un periodo controverso della storia italiana.
Dipinto di stragi, tentati/stentati golpe istituzionali, rivolte studentesche e derive rivoluzionar..reazionarie.
 
Quella generazione non è più la ns.
Noi non siamo quella generazione.
Paradossalmente e con la stessa vuota enfasi, parimenti non siamo anche la ns generazione.
Vuoti di inganni, vuoti di contenuti, vuoti di convenzioni ed etichette...!
 
La classe operaia se nè andata in paradiso...!
Quel film, intriso di grasso e di sudore.
Dall'ambientazione scura, piovigginosamente autunnale.
Umanamente fredda come il ferro di un macchinario, di una catena di montaggio, di un inverno perennemente grigio di fumi e nuvole terse, minacciose.
Quel film evidenziava, anzi anticipava in tempi non sospetti, il distacco ormai evidente e consolidato tra le diverse generazioni.
 
Un corpo studentesco dedito alle illusioni e alle astrazioni delle ideologie.
Plasmato ad immagine e somiglianza della fiera età della ribellione coatta (chissà ... forse la longa manus atlantica ?!).
Contrapposto ad una gerarchia sindacale ed ad un elite dirigenziale, preoccupata più della ricerca e del consolidamento delle "proprie" rendite di posizione.
Anche'essa distante e poco avvezza alla concreta e dura realtà del lavoro nelle "fabbriche".
 
Quel periodo fu l'apologia dei ns padri e al contempo la parabola fatale del loro declino.
Anarchici o fannulloni... ideologi o professori... attivisti o attentatori... studiosi o lavoratori...
La classe operaia non era semplicemente morta...!
Vagava incoscientemente, inconsistene... come gli Zombi di Romero...
Tra increduli spettattori annoiati e astanti perplessi più che impauriti o terrorizzati!
 
Già !
"La classe operaia"!
La suddivisione in classi figlia della società industriale, di ottocentesca memoria!
La percezione, la storicizzazione, la secolarizzazione della separazione.
Del pensiero per compartimenti stagni!
Quel termine: "Classe"!
Un termine del tutto anacronistico, quanto oggi sapientemente e ipocritamente abusato.
 
I circoli ideologici sono sfere facenti parte di una società ormai irrimediabilmente trascorsa.
I mocassini scuri, le giacche marroni e le pipe fumanti.
I sigari scuri cubani così come le bianche strisce di cocaina, sono opere o forse melodrammi del passato.
Un passato assai remoto x i giovani che ci osservano!
 
La mancata emancipazione della loro...come della ns generazione è sintomo di una preoccuppante mancanza di consapevolezza.
Una consapevolezza che non si può sbrigativamente o sommariamente confondere con la maturità o meglio con l'età matura.
 
L'avanzare "impietoso" dell'età non necessariamente rende l'uomo più padrone di se stesso.
 
Acquisire esperienza, apprendere nozioni e concetti.
Imparare lezioni, subire e rialzare la testa.
Tutto ciò certamente consolidà la ns inizialmente e magra cultura della vita.
 
La cultura purtroppo, però, non è un contenitore sterile od un vaso di terracotta!
La cultura priva di consapevolezza rimane un libro senza rilegatura: sciolto e suscettibile di aperta confusione.
Un libro apocrifo la cui unica protagonista risulta essere l'inesistenza della coscienza critica.
 
Giambattista Vico presupponeva l'esistenza di tre diverse fasi evolutive nel ciclo esperiezienzale umano.
L'uomo e la storia erano per lui, secondo la mia modesta interpretazione, oggetto e soggetto costante del loro sviluppo.
Vico fu precursore a suo modo delle tesi marxiste sul materialismo storico e la lotta di classe che lo avrebbero succeduto circa un secolo dopo.
 
L'emancipazione umana sarebbe coincisa con l’età degli uomini.
L'individuo, presa piena coscienza della sua posizione nella storia, avrebbe dovuto ambire all'affermazione del principio di uguaglianza tra gli essere umani.
Un principio, tralaltro, che si rivelò essenziale nella rivoluzione illuminista della Francia di fine settecento.
 
Eppure tale assunto era ritenuto da lui stesso non irreversibile.
La migliore delle società non è la migliore società possibile e per questo è soggetta all'involuzione vs la barbarie.
Attraverso il regresso storico si gettano le sementi per una nuova ricostruzione.
 
Una riedificazione della società che percorra le medesime fasi evolutive precedenti, apportandone nuovi elementi.
Un processo infinito in cui la perfezione, appunto, non è un fine ma semplicemente un percorso...
 
Un'analisi che troverebbe conferma nell'ascesa dell'Impero di Napoleone ... prima ...
Dalle cui macerie nacque il regime della "restaurazione" ... poi ...
E, nuovamente, la società industriale ed iperteconologica del novecento ... la I e la II delle guerre mondiali ... la società moderna ed attuale.
 
Fare tesoro delle proprie esperienze per alcuni si traduce in un acquisizione di un livello superiore di analisi.
Per altri, purtroppo, traslittera semplicemente in sistemi di codifica della realtà s-maliziosamente parallelli.
Por supuesto... non analitici e conseguenzialmente acritici, anacronistici.
 
La devianza nell'interpretazione dei sistemi si traduce nell'odierna "devianza degli opinionisti".
Quel particolare tipo di pensiero espresso dai "mass media" della civiltà computerizzata.
Ossia quella civiltà che intrinsecamente ed amabilmente si coniuga alla realtà virtuale nella quale siamo immersi.
 
Questa realtà si distingue non per la sua immediata acquisizione dell'identità ultima dell'individuo.
[Acquisizione della quale si potrebbe discutere a lungo e senza freno nell'era della mediazione relazionale.
Mediazione che sta conoscendo il suo apice indiscusso attreverso l'utilizzo, appunto acritico, dei social network]
Questa realtà si distingue per la liberà scelta di appartenere ad un sistema precostituito.
 
Spesso mi sono ritrovato ad affrontare questo medesimo ostacolo.
Jim Morrison cantilenava tristemente sul ns essere cavalieri nella tempesta.
Il giorno distrugge e ridipinge la NS notte... la notte divide e distingue i NS giorni... viaggiamo attraverso le NS tempeste.
Rompiamo i NS argini e invadiamo i NS stessi confini...
 
L'Odore acre del sacchetto stantio di patatine, misto al ns (ri)sentimento di eterni Peter Pan ci conduce infantili al presunto benessere di epoche passate.
Età contraddistinte da elementi imponderabili nel presente.
Perché frutto di immagini, sogni e idealizzazioni frustrate dall'attuale mancanza di prospettive o meglio dalla loro totale assenza.
Uno stato d'animo che per alcuni si traduce in una consapevolezza acerba o spezzata.
In una visione della vità priva di mirate angolazioni e lungimiranza.
Per altri ... di ciò che risiede nell'immediatezza della comprensione, ossia nell'egoismo stesso dell'immediatezza... la gretta mancanza del benessere.
 
Socrate (primo martire del libero pensiero) affermava beffardamente che il fondamento del pensiero (libero) giaceva nell'ignoranza.
Il sapere di non sapere.
Un concetto legato all'intimo ed istintivo sentire di una conoscenza non ultimativa.
Tale profondo ed oscuro sentimento si traduce però nella naturale quanto a volte ossessiva ed indispensabile brama di conoscere.
 
",,,a prescindere" direbbe Totò, giusto per sdrammatizzate toni troppo ricercati.
 
La capacità di guardare attraverso è, però, ben altra cosa.
Immaginare il futuro... compartir...è qualità di pochi!
Tutto ciò o nonostante tutto ciò, si rende inestimabile nella condivisione di molti.
Rappresenta quella tanto agognata mediazione tra la sensazione ed il pensiero, tra l'istinto ed il raziocinio.
Tra la fremente e passionale emotività e la fredda e calcolata ragione.
Un dualismo che alcuni pensatori hanno indagato a più riprese, esprimendolo in opere ai più sconosciute.
 
Una mediazione fragile..ambigua..volgarmente interpretata..
Abilmente e cinicamente ribaltata nella massima del "Marchese del Grillo":
 
La motivazione che spinge alcuni verso l'arroganza, altri verso la subordinazione è la medesima.
Il conformismo, l'appartenenza al gruppo, la pressione esercitata in modo sottile ed ambiguo dal pensiero dominante.
Tale pressione, mentre rende i primi schiavi delle proprie bugie, trasforma i secondi in vittime delle bugie altrui.
Padroni e Maggiordomi o presunti tali nel bivalente scambio di ruoli.
 
Esercitando le loro competenze professionali come espressione massima delle loro capacità intellettuali.
Individui che hanno volontariamente "confinato" il loro senso critico in favore di un più banale quanto noioso e sicuro quieto vivere.
 
La storia, la società, le istituzioni, spesso si sono rivelate il frutto aspro di un tale atteggiamento passivo.
 
I veri servitori, quelli silenziosi, anteponevano il rispetto delle regole all'opportunismo di mestiere.
Erano servitori non dell'uomo ma della verità.
Pertanto non erano ne vittime ne schiavi.
Tale spirito d'indipendenza li sollevò al di sopra della sfera dell'asservimento.
Fu altresì la loro condanna "materiale".
 
In tale contesto mi è caro il ricordo di un umile avvocato, funzionario integerrimo prima che uomo di potere.
Giorgio Ambrosoli fu assassinato sotto il portone di casa la sera dell'11 luglio del 1979.
Ad esplodere i 4 fatali colpi di pistola fu un sicario assoldato per l'occasione e fatto giungere dagli Stati Uniti.
L'omicidio Ambrosoli rappresenta per me una sorta di cartina di tornasole del comportamento "civile".
 
Il grado di civiltà che una società umana ritiene di aver raggiunto dovrebbe misurarsi sulla base dei suoi servitori.
Sul servizio da essi svolto e sui fini per i quali un simile servizio viene "esercitato".
 
Il termometro della maturità, della coscienza, della consapevolezza raggiunge il suo limite o la sua temperatura ottimale nel riconoscimento della propria caducità.
Tra le righe di un noto romanzo dei ns tempi è stata tracciato il percorso tragico di un epoca vittima dell'esaltazione della propria esistenza.
Bambini costretti dalle circostanze ad interpretare sin dan piccoli un ruolo più grande che non gli apparteneva.
Piccoli adulti nello scenario multidisciplinare dell'autodistruzione.
Lontani dalle cronache minimaliste dei fatti.
Crudi eventi di un periodo oscuro anche per chi l'ha vissuto.
Lontano dai riflettori stessi della narrazione giornalistica e della ricostruzione storica.
Personalità emarginate da una società alienante loro malgrado.
Da una volontà del sentire comune tendente a cannibbalizzare il proprio mondo rendendolo un deserto animato da predatori senza coscienti scrupoli.
Un sentimento popolare privo di spessore perché privato della prorpia sostanza.
Personalità in continua lotta dall'affrancamento, lottano per diritti di sopravvivenza dettati dalla legge della giungla d'asfalto.
Una giungla dove non v'è ordine naturale ma solo sete di sangue.
 
Spesso mi sono domandato cosa anima ognuno di noi al mattino quando è il momento di alzarsi.
Perché ci alziamo... ci pieghiamo in piedi?
E già! perché il primo atto del risveglio non è quello della sollevazione totale del proprio corpo!
La ns prima posizione non è una posizione eretta, elevata rispetto al proprio ciglio consolatorio.
La comune posizione è quella di un busto eretto... sì! Ma di una parte inferiore del corpo piegato...prostrato a volte...se non annicilito.
 
Siamo preda dei ns sogni... di realtà disegnate dal ns incoscio...
Falsi profeti, false piste, falsi problemi si affacciano alla ns analisi innocente di scrutatori di prima istanza.
La ns è una marginale consapevolezza dell'idiozia.
Un amore filiale incondizionato nella fiducia verso l'infido e sleale amore universale.
Un amore che ci insegna l'incapacità.
L'incapacità di soffrire, di valutare ed esaminare.
Di portare la ns croce affinché "fossimo" in grado di comprendere prima di soffrire.
Di perdonare prima di accusare.
Di sopportare e sostenere prima di espiare.
 
Gesu si fece portavoce delle universali difficolta umane.
Noi non siamo persino in grado di essere portatori delle ns stesse misere e futili difficoltà.
E' questo ciò che ci viene "infantilmente" insegnato.
Ci viene insegnato sin dalla ns infanzia a non essere in grado.."despite of"..la ns enorme e innatà capacità di cognizione.
Tutto ciò deve rimanere dormiente per colui o coloro i quali ritengono questa capacità... insufficienza apatica.
 
L'apatia simbolizzata dal "rifiuto" prima che dall'accettazione.
 
Gesù nel Getsemani prega il padre affinché lui stesso possa affrontare il martirio.
Nella sua profonda sofferenza esistenziale lui stesso invoca l'Iddio affinchè passi da Lui questo calice.
Nella sua stessa consapevolezza però accetta che sia fatta la Sua e non l'altrui volontà.
 
Sottolineo questa interpretazione poiché noi poveri esseri umani troppo spesso siamo indotti a fare l'altrui e non la ns stessa volonta.
Consci della ns inutile ed ingenua incoscienza.
Servi di padroni "eletti" che noi stessi non siamo in grado di riconoscere ed individuare.
Eppur serviamo dotti ed accondiscendenti come fossero numi tutelari.
Noi classe operaia che ns malgrado viviamo una vita di "stenti".
Stantia... servigio e beneficio del ns pastore, un padrone... falso, blasfemo e corruttore.
 
Una vità data in dono, coatto e colpevole, per la e nella totale armonia dell'abbandono.
 
L'abbandono !?! Però... e per me... dovrebbe essere una figura "Particolare".
Mitica, incontaminata ed eccelsa...!
Nella mia modesta considerazione della comprensione...!
Intimo delle vicende ultime!
 
Passi da me questo Calice o Padre ma sia fatta la Tua e non l'altrui volontà!!!
 
Ora!
Una realtà sia ben chiara su tutte!
Al di là delle credenze religiose o similari.
Al di là delle verità o presunte tali.
Al di là... oltre le stesse ultime verità e realizzazioni vitali!
...
L'esistenza non è fine a se stante ma cardine di un processo...
L'esistenza non è umana o animale, terrestre o spaziale, cosmica od universale...
L'esistenza non è ultima, sequenziale o finale...
L'esistenza è esistenza in quanto tale.
 
Difficilemente per ciò... ognuno di noi è o non è in grado di accettarlo!
 
Costretti ad interpretare noi stessi al di là della ns stessa esistenza.
Templari alla guardia del ns misero sepolcro. Il ns misero tesoro... fatto di stracci e di lino.
 
Emblemi della ns pasqua pagana raccogliamo palme di pace che in realtà non ci appartengono.
Confondiamo il ns riscatto con la resurrezione del ns Signore Gesu Cristo.
Quel Gesù Cristo che haimè... non conosciamo!
Affatto!?!
 
Abbiamo perso! Vittime inconsapevoli della Legge di Mosè.
Ignari della concreta predicazione di Gesù!
 
Dissimuliamo le ns conoscenze dandole per scontate, come un caffè allo Starbucks nordamericano.
Ci riveliamo ingranaggi di una sterile catena di montaggio.
Robot da fiction cinematografica realizzati come gatti da compagnia.
Sovrastrutture ideologiche che si risolvono in comode gabbie... prive haimé di pietà umana.
Siamo Gauchos nella Pampas o navi senza un capitano o timoniere.
E non perché non in grado di dirigere indipendentemente la ns rotta ma perché riteniamo più opportuno affidarci ad altri!?
Altri che altrimenti non meriterebbero il ns riguardo!.
 
Siamo isole ed in quanto tali inermi, in balia delle correnti marine.
A volte... spesso... privi della ns direzione...
Perché come isole... ci inoltriamo solitari in acque sconosciute, considerate inospitali ancor prima di solcarle!
La Ns paura prevale sulla volontà.
Sulla capacità di inoltrarsi.
Sulla voglia di scoprire.
Sulla necessità di mettersi in gioco.
Sulla bellezza del vivere...!
Per il banalissimo motivo di essere!
 
L'esistenza come la luce è quanto di più banale.
Si evince dal contesto come presenza!
Rispetto...?
...rispetto ad ogni altra "cosa"... suscettibile...di esistenza!
 
...sarà forse per questo che ci smarriamo...?
 
Vittime...quali siamo?
 
Prive della ns Famiglia e allo stesso tempo schiavi del ns colonialismo esistenziale...?
 
 

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