Al di sopra del Male (Il sapore del luppolo Parte I)

27.03.2012 12:27

Autore: Elmoamf

 

Viviamo al di sopra delle ns conoscenze, nell'arroganza della ns verità !!!
Ebbri della comprensione vagamente onniscente che scaturisce dall'esperenziale assunzione di sostanze alcoliche o stupefacenti.
 
Tronfi di vanagloria, all'ombra del ns boccale colmo di morbida spuma aromatica, pontifichiamo il ns essere e divenire.
Il ns persuadere e credere. Il ns incedere senza dubbi e senza sforzi.
Il ns falsamente esporci, privi di un reale impegno diretto, di una reale messa in discussione della ns persona e di ciò che siamo.
 
Vittime prima che carnefici.
Martiri ancor prima del sacrificio.
 
Il ns spessore intellettuale dovrebbe correrci in soccorso e renderci se non liberi, quantomeno indipendenti rispetto all'oppressiva mentalità qualunquista.
Dovrebbe elevarci al di sopra dei facili moralismi, dei giudizi affrettati e superficiali, conditi di assolutismo intransigente.
 
Eppure restiamo delle vittime.
Delle vittime della banalità quotidana.
Della "cialtroneria" insita nella banalità del male.
Quella banalità cinicamente illustrata nell'omonimo libro di  Hannah Arendt
Espressa da personalità incapaci di affrontare con sincerità e coraggio le avversità della vita.
 
Abili truffatori, ammaliatori scaltri, grandi simulatori e Venditori di fumo.
Ci circondano, ci avvolgono, ci abbracciano, ci confondono.
O siamo noi stessi troppo spesso a confonderci con loro.
Ad assumere quelle ambigue sembianze e fonderci in un indistinto coacervo.
 
La tentazione, umana ed istintiva, è di puntare loro contro il dito del biasimo.
Perché quel coacervo indistinto, sempre e comunque, è in realtà sentito come un'entità aliena.
 
Nell'immaginario collettivo la folla percepisce sé stessa solo nella proiezione verso l'esterno delle proprie paure e responsabilità.
Questo processo porta a materializzare le emozioni recondite in strutture e sistemi complessi, avulsi dagli individui originari.
La successiva istituzionalizzazione di tali emblematiche strutture le rende per ciò stesso invulnerabili.
Suscettibili di un approccio filosofico e sociale a quel punto privo di qualsiasi oggettiva e lucida analisi critica.
 
Separate dal ns conscio, le entità aliene divengono delle acerrime nemiche.
Avversarie minacciose dalle quali prendere necessariamente le distanze.
Non per combatterle ma semplicemente per disconoscerle.
Il ns bisogno impellente, interiore, è quello di distinguerci.
Saliamo fieri sul ns pulpito ed in qualità di arbitri imparziali, emettiamo giudizi inoppugnabili sul male altrui.
 
Perché il male è perpetrato da una cerchia tanto ingannevole quanto invisibile ed indefinibile.
 
L'indefinibilità di una simile cerchia si palesa attraverso gli spregevoli nomignoli utilizzati, di volta in volta, per definirla.
Noi, amanti del complotto fine a sé stesso, lanciamo i ns inutili strali contro costoro.
Crudeli, diabolici, famigerati.
Esponenti della cricca, della casta.
L'elite, l'oligarchia.
Il baronato e la veterogerarchia.
La nomenclatura tecnica e tecnicista.
La massoneria e la massoneria occulta e/o l'occulta versione della storia.
 
Fare filosofia sul tema si rivela un abile, immediato quanto scarsamente proficuo esercizio intellettuale.
 
Folle belanti, plaudenti, gaudenti o variamente ribelli, dissenzienti e rivoluzionarie.
Eterogene masse di soldatini ammaestrati ed addomesticati.
Siamo noi, quegli individui acutamente descritti da Norbert Bilbeny come "idioti morali".
 
Pronti a condannare senza appello ed attenuanti gli "Impositori, Impostori".
Altrettanto rapidi, fulminei nell'incoronare al loro posto nuovi leader.
Signori incontrastati, leggittimati dall'unanime consenso popolare.
Al di sopra delle leggi e delle parità tra individui.
Sin quando fra questi emerga e si affermi poi un primus inter pares: Un Dominus!
 
 
Dove si raduna una folla emerge sempre un leader.
Un carisma dogmatico che plasma il pensiero, che veicola le ideologie.
Una figura che impersona la verità e per ciò stesso ne diviene la storia.
 
 
 

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