L’isolamento dei numeri volutamente distorti.
Autore: Elmoamf
Ho sprecato un po’ di tempo perdendomi nei meandri nella riflessione.
Spesso ci si perde a causa della solitudine.
Non tanto per il labirinto oscuro che involontariamente va creandosi a causa dei pensieri…!
Quanto per l’inconscio che è dinamico e tende quindi a sottrarsi spesso dal suo “originario” humus.
Che sia questa una colpa od un merito ha poca importanza.
Non è l’azione che determina l’evento quanto l’intenzione che ne diviene ahimé protagonista!
L’interesse o meglio la sostanza non giacciono nella loro morale decadente, di per se entrambe litanie stentoree, insapori e stantie.
Contrariamente, è nel terreno fertile ed irrequieto disegnato astrattamente dalle emozioni che emerge diversamente e preponderante tutta la realtà, nelle sue innumerevoli contraddizioni!
Un processo inevitabile, istintivo e naturale che non conosce sosta o remora alcuna.
Che non conosce possesso o genuflessione.
Che non conosce antitesi o preclusione, sintesi o discussione, analisi o definizione.
Un processo lineare.
Come lineare è l’accusa o la santificazione.
Come lineare è la tendenza all’assolutizzazione.
Un processo di assuefazione e pertanto di assoluzione!
Un processo, altresì, di perfezione… indefinita!
E’ incredibile, infatti, come ogni costruzione sintattica sembra essere sempre migliore della precedente, nella misura in cui ogni perfezionamento rappresenti o dimostri una superiorità della “tecnica” nella costruzione stessa della frase.
Nell’edificazione elaborata e sviluppata del pensiero.
E conseguenzialmente nell’edificazione semplice e (o) sofisticata della singola quanto plurima… parola scritta!
Nella costruzione fine a se stessa ma non per questo limitata…
Ne al suo fine ne all’oltre o all’essere che l’ha generata.
Semmai dal suo stesso fine spronata a raggiungerne un altro.
Un altro migliore ed accresciuto, uno scopo sempre più nuovo... perfettibile!
In una ricerca e rincorsa eterna ed eterea verso quella perfezione che, lungi dall’essere lo scopo dominante, rappresenti l’unico mezzo per il raggiungimento di quel fine senza limiti.
Quel fine che non ha fine e non ha un fine.
Quel fine che si evince o si esprime (nei termini occidentali) nel singolare “?”
…
Avrei dovuto fare lo scrittore!
Chissà? Forse mi sarei salvato da me stesso!
Nello scrivere si finisce col perdersi come se si perdesse l’attenzione.
Per le cose spesse e pesanti, per quelle cose difficili da digerire.
Coltivare il proprio essere è come coltivare una passione… presto appassisce per la mancanza di una necessaria, doverosa, essenziale ed amorevole cura.
Un commiato doveroso,
Elmoamf
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